LIBERTA' di venerdì 2 febbraio
2007 > Sport
L'impresa - Due piacentini (con camper al seguito)
al celebre motoraduno per "duri"
La grande avventura all'Elefantentreffen «In
Vespa abbiamo battuto anche la neve»
PIACENZA -
Hanno percorso 1.500 chilometri in sella alla Vespa, sfidando
ghiaccio, neve e temperature polari, ma alla fine ce l'hanno fatta:
hanno raggiunto Solla, al confine tra Austria e Germania, meta del
più importante raduno motociclistico europeo: lo storico
"Elefantentreffen", giunto alla sua 51esima edizione. Una sfida
riservata solo ai veri "duri", ai bikers che non si concedono
al lusso e alle agiatezze, ma preferiscono i falò e le tende, anche
se fuori spira un vento artico e la temperatura rasenta i meno 20
gradi. Gli artefici della sfida estrema si chiamano Sergio
Bertoni (53 anni) e Armando Bravi (56): il primo è un
avvocato piacentino, il secondo un ex responsabile della catena di
montaggio della Carini spa, ora in pensione. A seguirli sul camper e
ad assisterli nell'impresa c'erano Luigi Anselmi, ex
"marmitta d'oro" del Vespa Club Piacenza, e la sorella Emanuela, che
ha tenuto traccia di ogni avvenimento in un diario di bordo. Il
gruppo dei quattro amici è partito giovedì scorso alle 17 circa da
Piacenza, ma già alle 22 e 50 ha dovuto fare i conti con il primo
stop forzato: in prossimità di Vipiteno si è infatti rotto il cavo
dell'acceleratore e è ghiacciato il gruppo contachilometri del Rally
200 di Bravi. «Con una lampada da 220 volt alimentata dal
convertitore della batteria della mia Vespa e sotto una fitta
nevicata, a meno dieci gradi, ci siamo messi a riparare il guasto -
racconta Bertoni -. Quando abbiamo finito erano le due di mattina.
Stremati ci siamo riparati nel camper, per svegliarci tre ore dopo.
Una rapida vestizione, colazione al volo e poi di nuovo in sella
alle moto. Destinazione: passo del Brennero. Il termometro segnava
meno 15 gradi, niente in confronto a quello che ci attendeva a
destinazione».
«Dopo brevi soste - continua il racconto - a
Innsbruck, Monaco, Passau, siamo arrivati alla meta venerdì alle 17
circa. Un luogo magico: una collina zeppa di appassionati, erano non
meno di 4mila e 500. Gli irriducibili dormivano in tenda a meno
venti, riparandosi con balle di paglia, riscaldati solo dalle fiamme
di falò giganti, allestiti con la legna che vendevano gli ambulanti.
Oltre questa collina c'è una conca, che chiamano "la tana
dell'elefante": una discesa ripida in un "catino" ghiacciato dove i
più audaci si esibivano in acrobazie sul ghiaccio. C'è perfino un
chiosco che vende birra, wurstel e crauti». «Ma la vera odissea
ci attendeva al varco - continua l'avvocato piacentino -. Sabato
mattina ci ha svegliato una violenta bufera di neve, erano le
cinque. Le moto erano inchiodate, al camper abbiamo dovuto montare
le catene. La vera sorpresa è stata accorgerci che le Vespe
riuscivano ad andare anche senza gomme chiodate, fatto che ha
stupito anche gli stranieri, che ci guardavano allibiti sfrecciare
sulla neve. A una media non superiore dei 30-35 chilometri all'ora
abbiamo percorso 100 km e siamo riusciti a ritornare ad Innsbruck,
per poi riprendere la via di casa. In tre notti ci saremo riposati
complessivamente nove ore. Ora ho in mente di arrivare fino a
Chernobyl per portare gli aiuti ai bambini vittime del disastro
della centrale nucleare». «Abbiamo sofferto tanto, ma ne è valsa
la pena - confessa il compagno d'avventura Bravi -. Abbiamo
collezionato aneddoti indimenticabili. Un esempio: sul Brennero noi
motociclisti ci salutavamo con un cenno del piede invece del
classico braccio alzato, per non staccare le mani dal
manubrio». «Non sono mancati i momenti di panico - rivela l'amico
Anselmi -. Quando sono successi i guai alla Vespa di Armando tra me
e me ho pensato che non ce l'avremmo mai fatta. E invece: eccoci qua
a raccontare le nostre imprese».
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