Articolo tratto da : Il Resto Del Carlino di giovedi 27 luglio 2000

Re dei pistoni rovinato dagli incentivi

Il lusso per Vito, meccanico di moto e motorini, era una casa in affitto sulla spiaggia, tra l' areoporto di Fiumicino e gli ombrelloni di Fregene. Una corsa in moto, la bottega nel cuore di Roma, cilindri, bronzine, pistoni, olio e sudore, ancora la moto, il mare, un pesce arrostito e la finestra sulle stelle. Andava bene così. Ma oggi la casa sulla spiaggia non c' è più. O meglio, sarà stata affittata da qualcun altro, con una storia diversa e qualche biglietto da cento in più: "non ce la facevo, dovevo proprio tagliare le spese" dice Vito, come fosse una colpa. E' il racconto di una salita sempre più aspra, nell' epoca dell' economia che vola e dei numeri che non ammettono eccezioni. Vito è un' eccezione, uno di quelli, per dirla come Trilussa, al quale non è capitato in sorte neanche un pollo, in barba alla statistica. Cinquantuno anni, si è trovato a fare il meccanico per un capriccio del destino. Da ragazzo prendeva in affitto motorini, che, dopo evoluzioni inconfessabili, riportava al proprietario in condizioni penose. Iniziò a lavorare per pagare le spese di riparazione e finì, in una decina di anni, a noleggiare lui stesso moto e motorini, fino all' apertura di una botteguccia di 20 metri quadrati. Nel giro di qualche anno, questo microscopico santuario delle due ruote, diventa un punto di ritrovo di quanti di un lavoro fatto per bene. Vito si specializza nelle moto italiane, e se una non gli và, non accetta il lavoro. D' altra parte, i soldi girano, la casa al mare lo aspetta. Poi le cose cambiano."Alla fine degli anni 80-racconta-c' è il boom dei motorini, ne vengono prodotti di comodissimi, mentre i costi per mantenere una moto, diventano proibitivi". Erano gli anni degli incentivi ( o disincentivi), mascherati. Ottocentomila lire per un passaggio di proprietà, spesso più del valore della moto, premi assicurativi alle stelle. Tranne i patiti, tutti gli altri preferiscono passare al motorino, soprattutto per girare in città. "Per me-spiega Vito- aggiustare le moto era una passione, ma progressivamente è divetato antieconomico. Se prendevo una moto, avevo spazio e tempo per occuparmi solo di quel lavoro. E così perdevo molti motorini, magari con problemi di semplice soluzione". In fondo è il mercato: Vito, senza entusiasmo e spezzando il cuore di molti centauri romani, si dedica a tempo pieno all' universo vasto e senza fremiti dei 50cc. Ma non dura, perchè presto arrivano gli incentivi, soldi a palate per le grandi imprese con la bandierina ecologica a giustificare la più grande orgia di consumismo motoristico dal miracolo economico in poi.

 "Per me-dice Vito-è stato un duro colpo. Oggi non c' è più una sola ragione per acquistare un motorino: il casco obbligatorio, se vai in due ti fanno la multa, l' assicurazione costa otto volte rispetto a qualche anno fa (il bollo costa come un 150!). Meglio lo scooterone, non ci piove. Ha prestazioni superiori e consuma di meno(da dimostrare) e soprattutto ha tre anni di garanzia.". Vito pronuncia questa frase come se fosse una condanna. In efetti loè: Roma è invasa da scooter che per due o tre anni verranno aggiustati gratis dalla casa madre. " Per noi meccanici artigiani-spiega- il lavoro è crollato sia in quantità che in qualità. Oggi si rivolge a me solamente chi ha un vecchio motorino e non è in grado di comprarsi di meglio. Vengono per una luce che non funziona, per una gomma bucata..." Un popolo dolente che chiede poco e dà poco. Ma le spese sono sempre le stesse. Circa due milioni al mese, tra affitto bollette più tasse varie. Per fortuna la moglie non si lamenta e al figlio non interessa andare in giro con le cose firmate. Se la diecimila c' è, si spende, altrimenti niente." Vito sorride e per sperare che la diecimila ci sia è tornato a un vecchio amore, quello per le vespe d' epoca: " Vado in giro per paesi a cercarle. Vedi, una come questa la pago circa un milione e mezzo, è quella del film Vacanze Romane..." Fuori la botteguccia, sotto il sole, c' è questo pezzo di ferro tondo del 1952. Vito porta fuori un album di fotografie e ti fà vedere come verrà: "Lo faccio perchè mi piace, certo...se il prossimo inverno non arriveranno motorini, mi toccherà venderla" Un milione e mezzo per l' acquisto, due e mezzo per rimetterla a posto, sei milioni per venderla. Ricavo due milioni per tre mesi di lavoro, nel tempo rubato al lavoro che non c' è.

Paolo Meli [da Il Resto del Carlino del 27 luglio 2000]

Potrei aggiungere commenti, ma l' articolo è di per sè gia esauriente, e sembra rispecchiare anche quanto succede nel mio settore di lavoro, sempre artigianale, ma diverso, solo che io nel" tempo rubato al lavoro che non c'è", non potendomi muovere dal luogo di lavoro per andare a spassarmela in Vespa, mi dedico senza profitto, ma con passione a questo piccolo sito" artigianale"

Gianluca

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